Non è mia abitudine citare gli stralci dei press kit, ma
qui la faccenda è diversa. Se il mio naso ancora funziona, abbiamo
davanti la next big thing della musica politicamente scorretta,
demenziale e non allineata. Dimenticatevi quei borghesi di Elio e le
Storie Tese, dimenticatevi anche gli Skiantos: La Tosse Grassa – progetto personale di Vanni Fabbri,
da considerarsi quindi una one man band – sfida tutto e tutti con una
ferocia verbale che ancora non si era vista nell’italietta nostra.
Provocazione come metodo, blasfemia e volgarità (mai fine a stessa, o
quasi…) usate come machete per mozzare le teste degli sprovveduti
ascoltatori.
La musica impiegata per veicolare tale poetica è
l’industrial e la musica elettronica, mischiate in chiave postmoderna
con ogni samples possibile e immaginabile: da “Eye Of The Tiger” a Rita
Pavone, dai Suffocation a Chuck Berry, dagli Agony Bag alle Bangles,
tutto viene frullato senza soluzione di continuità. E fino a qui
potremmo anche dire “ok, e allora?”, ma è l’impatto testuale a risultare
brutale, divertente e per questo vincente: senza intellettualismi né
contorsioni linguistiche per dimostrare quanto si è bravi, LTG inanella una serie di scorrettezze assolutamente sublimi: si va da “Burzum” (Everybody needs a Burzum for a pillow) a “Padre Mostro” (padre
mostro che c’hai tanti peli, io ancora non ce li ho però quello che
voglio lo so, ce l’ho anch’io ma piccolino, non come quello di papà,
alza quella tonaca, sia fatta la tua voluttà), per passare come un caterpillar sul grande tabù dell’omosessualità con “Lo Vuoi Nel Culo” , “Gay Porn” e “Robuste Dosi Di Cazzo”. Con “Sei qui solo per le telecamere” e “Sperma d’artista”
si mette alla berlina il triste mondo del music biz italico, citando
Afterhours e Verdena, evidenziando come il bisogno di apparire ad ogni
costo sia presente a qualsiasi livello, non solo tra gli amici di Maria.
Il rischio è quello di prestare il fianco ai detrattori che
potrebbero superficialmente definire questa musica come un semplice
divertissement scurrile, o diventare l’idolo di qualche adolescente in
cerca di quattro risate diverse dal solito zelighismo.
Noi crediamo invece che TG1 sia una reale ventata d’aria fresca: lo ascolti e ridi amaro, ma soprattutto applaudi la radicalità del progetto nonché la determinazione di Fabbri nel voler veicolare il messaggio senza filtri e ipocrisie, arrivando dritto come un calcio nei coglioni. Potrà piacere o meno, ma questo gli va assolutamente riconosciuto.
Noi crediamo invece che TG1 sia una reale ventata d’aria fresca: lo ascolti e ridi amaro, ma soprattutto applaudi la radicalità del progetto nonché la determinazione di Fabbri nel voler veicolare il messaggio senza filtri e ipocrisie, arrivando dritto come un calcio nei coglioni. Potrà piacere o meno, ma questo gli va assolutamente riconosciuto.
voto: 5 su 5
Denis Prinzio, IMPATTO SONORO
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