lunedì 20 febbraio 2012

Recensione di "TG1", da ROAR MAGAZINE

Apri la porta del malessere e trovi l'esordio - TG1 (La Tosse Grassa) - che ti prende per il culo e ti lancia nel mare di merda sampladelico che il marchigiano mette assieme.
La ricetta musicale è mashup electroclash, cattivo gusto nobile e una certa qual passione per i Clock DVA per dirne uno dei parecchi nomi campionati.
L'esperimento non è pop-ricombinato come The Field e non è 2ManyDJs dei Soulwax, è un esercizio molto poco paraculo e molto sincero di mettere in una forma - disturbata e disturbante - le paranoie dell'occidentale medio. Quindi via i pudori, la buona educazione e la chiesa cattolica.
Si vola alti, altissimi, in punti che hanno da dire più di un malinconico impigrimento lessicale (leggi alla voce Vasco Brondi), come nell'iconoclastia di Burzum - cantante black metal in prigione per omicidio: "cristiano sta bene a casa, con la famiglia, coi biscotti alla vaniglia e la polizia là fuori che guarda che tutto sia a posto", gioca con i mostri quotidiani di lega più bassa, tra padri che toccano e leccano le figlie su loro richiesta e 40enni eterosessuali che -annoiati della vita di coppia- scoprono l'omosessualità:

"pensa quanto tempo quanti momenti belli
se ti va di merda quella sgrava due gemelli
chiudi un attimo gli occhi ed in men che non si dica
ti sei reso conto non ti piace più la fica
come dirlo a tua moglie che ormai c'ha le doglie
come dirlo al rigattiere che ti piace nel sedere"


La Tosse Grassa non manda a dire, ironizza con cinismo sulle disfatte dell'umanità, concedendosi anche di prendere per il culo il panorama musicale indipendenti nella hit del disco, piazzata in chiusura, "Sperma d'artista".
Né complicato, né difficile, TG1 rischia di passare come un disco banalmente irriverente che usa le parolacce, i buchi del culo e i pudori moderni per strappare una risata, ma è una satira lucida e anche scomoda a quella che molto spesso è semplice falsità.


 


Bebo, ROAR MAGAZINE

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