In realtà non ci sono episodi esasperatamente eccessivi come potevano essere “Lo Vuoi nel Culo”, “Gay Porn”, “Ho Male a te” (ho male al cazzo, ho male al cazzo, ho male a te), “Robuste Dosi di Cazzo” in TG1, “Ti Apro il Culto” (più per l’uso dell’inno italiano che per le bestemmie) in TG2, “Marchigian Routine 2” (se vi danno fastidio le bestemmie, questo pezzo sarà il vostro demonio) in TG3.
Satira politica estrema dunque (“Tentacoli”, “Lutto Nazionale”) e
attacchi pesanti al sistema comunicativo (“Sono Io il Suffragio
Universale”, “Adam Kadmon”) ma anche storie divertenti (“Me La Dai la
D.I.”) o aggressioni verbali ai nuovi loser come i malati di gioco d’azzardo da bar (“Just Cavalle”) e la stupidità in genere (“Mentalità” che canta forza Juve, viva il duce, Vasco Vasco alé alé),
o racconti pesanti di squilibri mentali (“NSFW”) e deliri cimiteriali
(“Never Forget Cimitero”, “Afoto Patomba”). Rispetto ai Tg precedenti
sono meno anche i brani veramente memorabili, a modo loro, ma in
tracklist c’è forse la più bella cosa mai scritta dal genio
(passatemelo, dai) di Recanati (forse al pari di “Sei Qui Solo per le
Telecamere” che puntava su ritmi ballabili e potenti). “C’ho una Persona
Dentro” è un pezzo introspettivo, l’unico realmente in prima persona,
sia a livello musicale sia testuale in cui La Tosse Grassa (usando per
la base Massimo Ranieri – “Perdere L’Amore”, Arcade Fire – “Rebellion (Lies)”, Kirlian Camera – “Ascension” e Riz Ortolani
– “Cannibal Holocaust”) racconta di come, nel profondo del suo animo,
viva uno spirito capace di metterlo in una condizione di accettazione
anche nei confronti di tutto ciò di più fastidioso e ingiusto ci
circondi nella vita di tutti i giorni (c’ho una persona dentro che mi
fa stare allegro /quando vado a fa spesa e mi chiama capo un negro
/c’ho una persona dentro che non dice “capo un cazzo” /ma sorride al
ragazzo).
Come
detto, la parte musicale è essenzialmente composta di miscele di brani
di altri, quindi, superato lo sconcerto iniziale e una volta presa
familiarità con i testi assurdi, potreste divertirvi a scovare da quali
brani siano formate le canzoni, considerando che La Tosse Grassa ha
sempre mostrato una grande conoscenza del mondo della musica, senza mai
palesarsi banale nelle scelte, anzi tirando fuori perle notevoli e
ostentandosi attento anche alle novità meno mainstream. Qualche
suggerimento: Johnny Cash – “Ring Of Fire”, The Cramps – “Garbageman”, Frankie Knuckles – “Your Love”, Kraftwerk – “Numbers”, The Pains of Being Pure at Heart
– “Simple And Sure” e tantissimi altri. Per chi avrà apprezzato le cose
più movimentate dei capitoli precedenti, sicuramente degne di nota e di
sicuro impatto in chiave live vanno considerate “Me La Dai la D.I.” e
“Never Forget Cimitero” mentre interessanti sono anche “Mentalità” e
“Afoto Patomba”. Arrivato alla fine, viene da chiedersi come si possa
esprimere un giudizio reale su un disco del genere perché non esiste
assolutamente nulla di paragonabile e TG4 può essere visto sotto una
duplice veste. Da un lato muove il gusto per il macabro, il brutto, il
rivoltante, che è parte integrante del nostro essere. Dall’altro è
un’idea intelligente messa in piedi nella maniera più grezza possibile,
orrida in un certo senso ma perfetta per rendere il concetto. Paragonato
ai dischi precedenti, TG4 deluderà solo i più legati alla carnalità
volgare degli esordi mentre non lo farà affatto con chi ha amato anche
il più intelligente messo in mostra nelle ultime cose. In senso assoluto
TG4 è un disco volutamente brutto, un album che dovete
assolutamente ascoltare una volta, almeno per poter dire con certezza
che mai più lo farete ma attenzione, c’è il forte rischio di trovarvi
anche voi invischiati nella merda fino al collo, dentro il culto de La Tosse Grassa.
voto: 6 su 10
Silvio "Don" Pizzica, ROCKAMBULA
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