Terzì il mestiere di illustre cuoco lo esercita in un posticino a pochi passi da lì, per cui decisamente a portata di piede. Andiamo a scroccargli l'aperitivo cena. Ci lascerà tronfiamente satolli, più di due ore dopo. Sono le 22,45. Torniamo al Bar del Porto e la tipa del bar è sull'orlo dello sclero. Dove siete stati? A mangiare, ma che sistema è? Dove avete il cervello? Non fa male. Non fa male. L'impianto? Eccolo. Te lo monto in 5 minuti. Là fuori è pieno di gente. Colmo, stracolmo di anconetani nel mondo che ritornano per il Sabato Santo. Che non avevano idea di cosa sarebbe capitato di lì a poco. Sfondo la folla con casse e mixer e piazzo l'impianto lì in mezzo al marciapiede, sotto la veranda. Prova. Prova. Funziona. Sono le 22,52. Cambiarsi d'abito. Ci metto un quarto d'ora per allacciarmi gli anfibi. I miei ballerini ci mettono venti minuti a realizzare che devono mettersi la tunica. Poi lo fanno. Ore 23,15. Parte il concerto. Ed è subito "Burzum".
Schiere di anconetani rimangono a bocca aperta. Non si capacitano del fatto che il Sommo fosse proprio lì davanti a loro a dire quelle cose orribili. La scena del gatto che rimane in mezzo alla strada incantato dai fari, per un'oretta buona. Gente che chiama la mamma a casa cercando di illustrare con la voce rotta dal pianto lo spettacolo che aveva davanti agli occhi. Il pubblico è eterogeneo, oltre al pubblico casuale sconvolto c'è una percentuale di avanzi di galera piuttosto alta. Fortunatamente mentre in "Burzum Due" cito "i negri di Macerata" quelli di Ancona la prendono bene. Noto nel pubblico la controfigura di Trucebaldazzi, cattivo come avrebbe sempre voluto essere. Porcoddio del Degrado, fai che mi abbia apprezzato, sennò quello mi fracassa la testa con un clic. A un certo punto un documentarista si inginocchia d'innanzi a me e riprende l'inedito "Pezzi Di Fiche". Che quindi ora finalmente potete ascoltare anche voi infedeli che non ci siete stati.
Finisce il concerto e Trucebaldazzi mi si avvicina. Pacca. Quella era proprio una pacca. Non un pugno. Amichevole pacca sulla spalla e apprezza, approva, sostiene! Grazie, signore! Vendo un bel po' di cd, alla fine la tipa del bar è contenta, la gente si scambia il mio numero di telefono. Direi che anche in/ad Ancona è stato un successo, devo ammettere che ero un po' timoroso del giudizio degli anconetani, ma quelli che frequentano il Bar del Porto sono tipi 'true'. Poi è anche vero che gli adepti del Culto della Tosse Grassa infiltrati nel pubblico erano molti, tra questi il nostro tanzkommander "Masoschiavo", che si aggirava in zona sebbene fuori servizio e in borghese. Terminato il nostro compito ce ne andiamo. Mi portano in un altro posto dove c'era una serata reggae. Mi diverto come un buttafuori. Solo a che a me non mi pagano.
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