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Vark Vikernes, in arte Burzum, passava il proprio tempo libero a bruciare chiese. Un hobby quantomeno discutibile, le cui origini non sono facili da comprendere: forse sarà stata una scelta di vita o può anche darsi che appiccare il fuoco alla casa di dio possa far comodo per qualche motivo, specie nel caso riuscisse a dare una mano in fase di creazione artistica. Più intuibili le motivazioni che hanno indotto la Tosse Grassa ad aprire il disco d’esordio con una canzone dedicata al metallaro norvegese, con il quale sembra esserci un’unità di intenti riassumibile in una parola d’ordine: distruggere. Non le chiese (quelle del maceratese, a quanto ci risulta, sono ancora più o meno integre) ma la società in cui viviamo, le sue ipocrisie, il suo perbenismo.

Pugni ben assestati dritti nella faccia dell’italiano medio, che rendono l’esordio della Tosse Grassa dissacratorio e straniante, quasi (quasi) come un’opera di Frank Zappa, con la stessa ironia di fondo ma se possibile ancora più feroce. Mezz’ora scarsa per incazzarsi e ridere al tempo stesso delle distorsioni del nostro tempo. Non è poco. Burzum applaudirebbe convinto.
Giuseppe Catani, ROCKIT
www.rockit.it
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