mercoledì 27 giugno 2012

Intervista per IODIO MAGAZINE.

Ti apro il culto :: Intervista a La Tosse Grassa

Abbiamo intervistato La Tosse Grassa. Non lo conoscete? Forse è meglio per voi. Potreste non essere pronti. È volgare, blasfemo ed offensivo. I suoi testi, che corrono su basi campionate che vanno dal pop, alla dance, all’industrial, sono feroci e scorretti, pugni in faccia al buonismo ed alla morale (con un paio di colpi ben assestati anche alla scena indie italiana). Nel suo primo album, TG1, si parla di clero libidinoso (Padre Mostro), omosessualità gradita (Lo Vuoi nel Culo) e subita (Gay Porn), il fenomeno del groupismo (Sperma d’Artista), informazione malata (TG1), ed altre meraviglie. La Tosse Grassa ti apre il culto, come suole dire. Dal vivo La Tosse si esibisce insieme a due improbabili ballerini, che variano ad ogni show. Spettacoli fantastici, in cui si balla e si ride, un sacco. Meglio però tenere a distanza di sicurezza, bambini, preti e Vasco Brondi.
Saputo che La Tosse Grassa si sarebbe esibito a Campoformido (UD), da lui immediatamente ribattezzata Cloroformio, non abbiamo perso tempo e siamo corsi ad assistere allo show. E così abbiamo fatto due chiacchiere, mentre La Tosse (che poi si chiama Vanni Fabbri, da Recanati, patria del Leopardi, con il quale è aperta la sfida), attendeva l’ora di salire sul palco dissetandosi con svariati vodka tonic. Attenzione: l’intervista è (quasi) seria.

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Com’è nata La Tosse Grassa?

Sono anni che faccio stronzate in musica, in diverse forme, poi all’inizio dell’anno scorso ho deciso di concentrare tutte le forze in questo progetto. L’idea mi è venuta in mente vedendo lo spot dell’Actigrip, lo sciroppo antitosse, che raffigurava la tosse grassa come un mostro verde e incazzato, io ho detto: “voglio essere quello lì, voglio incarnare la quella divinità”, e quindi ho iniziato ad usare le mie influenze stilistiche, unendole testi feroci ed abominevoli in una musica di matrice elettronica, ma che non abbia il minimo sforzo di creazione di nuovi suoni.

TG1 è il tuo primo album; c’è un filo narrativo nella sua creazione?

Io cerco sempre di esplorare tutti i tabù della cultura, della società, quelle cose che nessuno si azzarda nemmeno a nominare, e in cui io mi diverto a sguazzare. È una specie di compito, di missione, raccontare cose che la gente non vuole nemmeno affrontare. In questo primo album i messaggi sono molto primitivi, molto diretti, nel prossimo i messaggi saranno più complessi, fondamentalmente lo spirito è quello. Magari non ci sarà una “Robuste dosi di cazzo”, ma ci saranno cose che spero siano altrettanto potenti.
Nel mio primo album la registrazione è casalinga e volutamente autarchica. Secondo me la voce è una zozzeria. Credo che continuerò in questa via del rozzo, sia a livello di contenuti e di forma. Vorrei condannarmi all’underground.

Nella canzone “Sperma d’artista” ti piace parecchio prendere per il culo gli artisti della scena indipendente italiana… perchè?

Beh è un istinto naturale! Li vedo circolare, spadroneggiare nella scena italiana più o meno meritatamente. È fin troppo facile prenderli per il culo. Ce ne sono alcuni anche meritevoli, altri meno. Alcuni di loro sono nella canzone proprio perché non volevo attaccare i musicisti indipendenti mediocri, volevo attaccare la scena ed il fenomeno del groupismo, l’idolatria che ha un certo pubblico femminile, indipendentemente dal genere che il gruppo suona, sia che se lo meriti o meno. Poi ci sono certi personaggi, tipo Brondi, che non ho nemmeno citato perché era troppo facile.

Tu sei di Recanati, patria di Leopardi. Quanto pessimismo cosmico c’è nella Tosse Grassa?

Credo più o meno lo stesso che c’è in tutti i recanatesi. L’influenza nefasta della gobba del Leopardi c’è l’ha chiunque, dall’ubriacone analfabeta allo studioso. Poi Leopardi non era nemmeno così tanto pessimista, era realista. È lo stesso approccio che ho io, cerco di vedere le cose come sono, chiamarle col proprio nome, senza giri di parole. Io mi ritengo in un certo senso ottimista, faccio queste cose con lo spirito di cambiarle, con o senza speranze di successo. Magari vado a schiantarmi contro un muro, ma pazienza… Aspetterò lo splash!

Ma ti senti più un virus o un anticorpo?

Non so se sono un anticorpo.. sono una cosa che ha tentato di inocularsi in questo sistema, se l’obiettivo è curare o distruggere non so, ma mi sa più distruggere…

Nonostante tutto constatiamo con piacere che suoni parecchio in giro!

Io pensavo di essere più efficace nell’infiltrarmi nella scena indie, invece saltano fuori altre entità che regolarmente mi cercano. Quelli a cui mi propongo invece mi mandano a cagare. In ogni caso ho una certezza: ogni concerto della Tosse Grassa è un concerto in meno per un gruppo di merda.

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Durante l’intervista uno dei ballerini de La Tosse Grassa irrompe a caccia di vodka. Come vedremo sul palco, alla fine l’ha recuperata. QUI trovate il report della serata di Campoformido vista da Vanni, e QUI, se ne avete il coraggio, lo streaming di TG1. Burzum!





Stefano Zadro, IODIO MAGAZINE
www.iodiomagazine.it

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