Bestemmia, ruba (senza virgolette) pezzi di canzoni agli altri, è
politicamente scorretto, se ne fotte della sacralità della famiglia e
delle istituzioni. Chi è? Certo che è lui: Vanni Fabbri, aka La Tosse
Grassa. È una fortuna incrociare (magari non al buio e nemmeno in una
strada senza uscita) un deviante maledetto al di fuori di ogni schema:
uno così non capita a tiro tutti i giorni, meglio tenerselo stretto, che
magari la prossima volta te la devi vedere con il fighetto di turno,
nerd, stracciamaroni e vestito color pastello, sai che divertimento.
Non per nulla, “Tg3” è la conferma del talento dell’agitatore
marchigiano, della sua capacità di gettare benzina sul potenziale
esplosivo del perbenismo italiota, di non avere peli sulla lingua
riguardo argomenti come l’omosessualità, il consumismo o l’immigrazione.
La Tosse Grassa è violenza verbale, sarcasmo elevato alla massima
potenza, crudezza allo stato puro (“Hanno le manine” narra di un bidello
pedofilo, e mette i brividi…), insieme di citazioni che vanno dai CCCP a Dario Fo passando per Gianni Meccia.
La solita tecnica, quella della contraffattura (creare nuovi testi su
melodie già esistenti) muove i fili dell’album, ma qui si va in
profondità, con taglia e incolla come sempre complicati (provateci voi a
mettere insieme Vangelis, i Guns N’Roses, Pupo e – chi??? – John Boy Walton), sintomo di una conoscenza pressoché sterminata dell’universo pop, che in “Tg3” spazia dai Franz Ferdinand
alla letteratura dance-tamarra di ogni decade (c’è anche “Let’s all
chant”, per dire). Last but not least, il terzo album di Vanni Fabbri ha
il merito di lasciare campo libero alla marchigianità. Peraltro
giustamente: mai capito perché l’immaginario della musica tricolore
debba contenere soltanto vie Emilie, milanesi che ammazzano il sabato,
cazzi e murazzi di ogni dove. E i pistacoppi di Macerata? Non
hanno anche loro diritto di cittadinanza? E la gioventù inquieta di
Falerone? Ne vogliamo parlare? A proposito, chi non conosce la
barzelletta di quello che da Falerone vuole andare a Pechino in treno
non è degno di considerarsi membro dell’umanità. E nemmeno di ascoltare
La Tosse Grassa, ovvio.
Giuseppe Catani, ROCKIT
www.rockit.it
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