martedì 10 novembre 2015

Recensione di "TG5", da ROCKIT

Dopo cinque anni e altrettanti album, è arrivato il momento di avanzare qualche perplessità sulla produzione di Vanni Fabbri, aka La Tosse Grassa. Uno che non ha mai saputo rinnovarsi di un millimetro: stesse situazioni, stessi mash-up, stesse bestemmie. Ecco, pensate sul serio che una critica simile possa essere mossa nei confronti del musicista marchigiano? Dai, facciamo i seri: qualcuno pretende forse che un giorno Fedez (nome scelto non a caso) possa convertirsi alla tradizione klezmer o che Zucchero la finisca di scopiazzare gli spartiti altrui? E allora perché non dare a La Tosse Grassa quel che è della Tosse Grassa? Perché non riconoscere che la sua formula continua a funzionare? Perché non ammettere che i suoi copia e incolla sono efficaci come sempre?

Da queste parti non c’è problema. Facile definire “TG5” come il solito condensato di musica altrui rimescolato nell’usuale modo scientifico, accompagnato dalla competenza e dalla genialità alle quali Vanni ci ha abituato. Il gioco di riconoscere chi e cosa si nasconde tra le canzoni della Tosse Grassa è un must. Anche stavolta il divertimento è assicurato, citazioni d’obbligo per l’“esordio” dei Velvet Underground e per l’inserimento della sigla dello spot (quello degli anni ’70) del Fernet Branca. Ma in mezzo al calderone c’è tanto, tanto di più.

Anche la veemenza dei testi del Fabbri gioca un ruolo fondamentale: irriverenti e sporcaccioni, autoironici (“Sono io l’autocritico musicale”), spesso legati al natio borgo selvaggio e dintorni. Tuttavia non sempre facili da comprendere (come “Solo Battisti”, un collage di frasi e titoli di canzoni made by Mogol) e forse un pizzico meno brutali che in passato: mancano pezzi come “Lo vuoi nel culo”, o “Matrimonio gay”, peraltro assurti a ruolo di classici. Tutto quel che volete, ma non si dica che la Tosse Grassa non sia in grado di andare oltre se stesso: non è quel che cerca. E, soprattutto, non è quel che il suo zoccolo duro ha intenzione di chiedergli.




Giuseppe Catani, ROCKIT
www.rockit.it

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