venerdì 3 maggio 2013

Murì Ammazzati Tour: i Postumi. (extra long!!)

Spammo. Cioè, mentre voi studiate/lavorate/andate al parco io spammo. Ascolto dischi di merda e spammo. Mando costantemente email a qualsiasi posto abbia fatto anche una sola volta un live, fosse stato anche un neomelodico per la comunione del figlio del cugino della barista. Dal ristorante di pesce allo squat anarco-primitivista, non sono io a farmi scrupoli, ce provo con tutti. Poi a volte (di rado) capita che qualcuno mi risponda. E così ecco che arriva la richiesta di un live in Calabria. Molto Calabria. Mmm... Si può fare, si può fare. Solo che sarebbe molto più ecosostenibile organizzarci un tour intorno. Così, dato che qualche richiesta dalla Sicilia c'è stata, comincio a contattare capillarmente ogni micro-attività siciliana: bar, tabaccherie, bancarelle di lacci per le scarpe... E pian pianino ecco che nasce e si sviluppa il Murì Ammazzati Tour, la prima missione de LA TOSSE GRASSA nel sud Italia! Fino ad ora non avevamo mai messo piede più a sud di Latina. Io anche al di fuori di questa 'carriera' non mi ero avventurato fin là. In testa cominciano a turbinarmi tutte le leggende e i luoghi comuni su quelle terre: uomini coi baffi, vulcani, lupare, veli neri, vedove coi baffi, cibo piccante o comunque ipercalorico, fichi d'india, aspri monti, strade disastrate, toni santagata... Alcune di queste cose le abbiamo verificate, altre no, però abbiamo scoperto un sacco di cose in più, e piano piano ve le dico tutte. Sì, sarà lunga. Innanzitutto definire il Radical Macabre Tanzkommando. Requisiti essenziali: 1. non avere un cazzo di meglio da fare. 2. macchina a metano. Il primo ad aderire è Il Vescovo Teodoro: non ha un cazzo di meglio da fare e forse (ma forse) riesce ad avere una macchina a metano. Poi la butto là a Tarkanov, che me la sbrana al volo: non avrà una macchina a metano ma decisamente non ha un cazzo di meglio da fare. Cominciamo a preparare il piano nei dettagli quando ecco che la macchina a metano che forse (ma forse) c'era in realtà non c'è. Bene, siamo nella merda.


Comincio a consultare con discrezione il Culto della Tosse Grassa alla ricerca di qualche infiltrato in qualche autonoleggio che ci possa fare un prezzo di favore, quando ecco che il colpo di scena arriva. Arriva dalla Critica Radicale! Un uomo dall'aspetto di un serial killer anni '70 con tanto di 'rapist glasses' che mediamente già da lucido non gli sta bene un cazzo, e per giunta quando si ubriaca giuoca a stuzzicare il prossimo finché non viene malmenato. E si ubriaca sempre. Io ormai ho imparato: appena comincia lo malmeno subito così è soddisfatto, ma come reagirà l'orgoglioso maschio del sud? Il nome del tour l'avevo già scelto, ma la sua partecipazione come driver (e car owner) ne è senz'altro un'efficace sottolineatura. Sopravviveremo? Sopravvivedremo. Tanto per cominciare il nostro piano è perfetto, tutto organizzato nei minimi dettagli, con tanto di metanari già definiti ogni 200 km circa. L'unico lato negativo è che economicamente ci andremo abbondantemente sotto, ma noi siamo giovani, spensierati... E insomma un bel giorno si parte. L'appuntamento è a Macerata alle 14 di venerdì 5 aprile. Arrivo con un po' di anticipo per cui barboneggio su una panchina, finché non mi appare Sandro degli Orrori, un veterano rocker psicotico che una volta da piccolo è stato in forma, che sul posto mi dà la sua benedizione. Nel frattempo una Punto a metano stava disseminando di cd tutto il centro storico maceratese, avendo dimenticato sul tettino un raccoglitore con circa 500 dischetti che ci avrebbero permesso di avere una vasta scelta musicale per il viaggio. Ce ne accorgeremo nei dintorni di Lanciano. Ascolteremo sempre i Laghetto. La macchina arriva, saluto Sandro e quando monto su c'era questa:


Non abbiamo fatto nemmeno un chilometro e già mi rendo conto che sarà un'esperienza all'insegna della malasanità psichica. E ne faremo ancora molti, molti. Dopo un paio di carichi di metano ci accorgiamo di esserci spinti in un altro universo dalla presenza delle pale eoliche, dei fichi d'india e di Radio Ketchup (e che cazzo, non potevamo ascoltare *davvero* sempre i Laghetto!). Poi peggiora e appare pure Radio CiccioRiccio. Significa che siamo arrivati a Bari. Sì, perché il nostro piano prevedeva per la prima giornata una tappa per spezzare il viaggio e rilassare la nostra psiche. Ma non il fegato: "Bere a Bari", il nome di questa prima missione. L'impatto col traffico cittadino barese e i conseguenti parcheggi selvaggi è forte, ma d'altronde Palermo ancora non l'avevamo vista. Raggiungiamo il b&b che avevamo prenotato dopodiché dopo un minimo sindacale di relax c'incontriamo col nostro uomo: Mazza Ferrata! Leggendario artista antisociale locale che segue il Culto da un bel po' ma che non aveva ancora avuto l'ardire di incontrarci. Siamo andati noi a cercarlo a casa sua. Ce lo aspettavamo un po' più unno. E lui si aspettava noi un po' meno unni. Andiamo un po' a spasso e verifichiamo che a Bari ci sono delle persone orribili in giro: noi. Gli altri passanti e avventori dei locali che infesteremo sono perlopiù della categoria muoio-di-fame-ma-vesto-bene-non-sia-mai-che-gli-altri-si-accorgano-che-muoio-di-fame. Noi invece ce l'abbiamo scritto in fronte. Muoriamo anche di sete, pensa. Ci infiliamo in un pub pizzeria dove avremo subito modo di impressionare la nostra guida per la quantità di vino che ci scoliamo con assoluta non-chalance. Poi è ora di andare a bere. Ci fermiamo in un'altra bettola chic a socializzare un minimo, poi sulla via di casa un altro cicchettino e prima di andare a nanna... Cinema! L'egregio Mazza Ferrata ci sequestra e ci somministra la visione del suo "Natale Nazista", interessante digressione sulla più buonista delle 'feste comandate'. Il Vescovo Teodoro se la ronfa alla grande, ciò nonostante sarà pure così sfacciato da fare domande da secchione!! Paraculo... Poi ci congediamo, baci, abbracci e nanne, ché domani si abbandona il continente.


Il mattino di sabato 6 aprile ci si desta, colazione e si riparte, diretti a Catania. Prima però facciamo metano, chiediamo indicazioni a qualcuno del posto e ci dicono qualcosa tipo "in fondo al viale, dopo la coca cola." Mmah. Andiamo e scopriamo che in barese "la coca cola" significa "mcdonald's". Ok, prendiamo nota per la prossima volta. Lemme lemme ci rimettiamo in moto, tra strade interrotte a tradimento e tratti soggetti ad allagamenti improvvisi. Al prossimo metanaro a Bernalda (tutta nera, tutta calda) facciamo anche proseliti: parliamo alla ragazza al bar del nostro tour e non dico che ora ci creda gli U2, ma magari quegli sfigati dei Clan Destino sì. Scopriamo che la Salerno - Reggio Calabria non è così brutta come la dipingono, anzi, ci sono anche dei bellissimi paesaggi, che però se li guardi cadi nel burrone. Prendiamo il traghetto di una compagnia ottimisticamente chiamata Caronte e qualche minuto dopo siamo in Sicilia, catapultati nel caos di Messina. Impressionante, ma d'altronde Palermo ancora non l'avevamo vista. Il prossimo metanaro (in una zona che poi ci hanno detto essere più che malfamata) ci tradisce: il maledetto chiude un'ora prima, però lascia le pompe aperte... Mmm... Vabbè, diciamo che ce la caviamo! Passiamo sotto l'Etna (che si limita a fumare un po') e giungiamo a destinazione un po' in ritardo ma non troppo, d'altronde nessuno si preoccupa del nostro soundcheck. Catania ci risulta da subito una città amabile e tranquilla, almeno relativamente: il traffico non è così disastroso come a Bari e Messina. Ci piazziamo in un b&b adorabile di proprietà della cugina di Fabrizio Corona (sì, quel Fabrizio Corona) e poi ci catapultiamo al Mr. Hyde, che è il posto dove suoneremo stanotte (qua sotto una foto del bar rubata dalla loro pagina facebook). Ci accoglie il freakkettonissimo promoter Carmelo che ci invita subito a metterci comodi, rilassarci e farci una birra. Volentieri, ma... Prima montiamo e proviamo, che sennò l'imprevisto ci coglie sbronzi! L'imprevisto c'è: uno dei canali del mio lettore cd ha preso delle botte e funziona poco e male. Per costringerlo a funzionare dovrò farlo possedere brutalmente da un reggitastiera (non chiedetemi come...) ma alla fine riusciamo a far andare decentemente quest'impianto di fortuna. Bene, relax!


Ordiniamo delle lussuosissime pizze da un ristorante lì di fronte, ma siccome non c'è posto le sbraniamo appollaiati in un angolo del locale. La gente ci guarda strano. E anch'io guardo strano quel pezzo di verdura abbrustolita che era nella mia pizza a base di saporitissimo pescespada. Mastico ben bene, assaporo e mando giù... Cazzo, altro che verdura, era carbone!! Mi sono mangiato un cubo di carbone! Morirò? Nel dubbio mi disinfetto subito col gin. Molto. Nell'attesa del momento prepuzio per iniziare lo show stazioniamo nel locale e accogliamo il nostro pubblico, tra gente che ci ha conosciuti per curiosità il giorno stesso, Cultisti che imploravano da tempo una nostra visita in Sicilia ed altri che già conoscevamo bene, come i ragazzi dei Clerville e Mario! La ragazza vegetariana che, miracolata, al primo Pranzo Sociale del Culto della Tosse Grassa magnò i vincisgrassi! E' l'ora x e cominciamo. Siamo praticamente in vetrina, per cui ogni tanto aggredirò anche quelli che là fuori tentano invano di far finta di niente, stratagemma che funzionerà almeno finché non schianto il mio pube sulle loro orecchie (solo pochi millimetri di vetro infrangibile ci separano...). Il pubblico è attento, tra lo sconvolto e il divertito, e l'impressione generale è che non ci picchieranno, stasera. Anzi, ci chiedono anche il bis: "Sodomia!", che pare essere particolarmente apprezzata da queste parti e "Sperma D'Artista" (c'è gente che ha studiato, a quanto pare). Terminato lo show si va di bancarella, ci mettiamo a bere e ci rilassiamo socializzando col pubblico della serata. Apprendiamo che c'era chi erronamente credeva che il nostro nome fosse Il Catarro Del Popolo e altri che scherzando ci hanno definiti Nicola Sapone e i Mauri Repetti, entrambi ottimi nomi, bravi! La Critica Radicale, che il giorno prima aveva fatto il bravo stasera si sente già più a casa e beve con meno freni. Nessun problema, solo che a un certo punto arriva Lodo.


Sì, perché proprio stasera al Teatro Coppola, dove ci esibiremo noi domani sempre a Catania, suonavano Lo Stato Sociale e (mi pare di aver capito pure) Niccolò Carnesi. E Lodo, a differenza del resto della band, aveva voglia di folleggiare (cioè di un pompino) per cui ecco che si manifesta qua al Mr. Hyde! Carramba! E' accompagnato da Paolo Mei, il promoter moloch siciliano che da molti mi è stato indicato come "l'unica maniera per suonare in Sicilia: o passi attraverso lui o niente". Me lo presentano ora, così scopro che faccia ha questo mito da sfatare. Da questo momento sarà il mio incubo. Nel frattempo la Critica Radicale, che all'inizio della sua fase molesta si era già fatto redarguire dal personale del locale perché aveva pisciato su un cumulo di immondizia-zia-zia-zia, non crede ai suoi occhi! Ha un Lodo da molestare tutto per lui, non gli pare vero! Mi chiede anche il permesso, e io che gli devo dire? Vai, divèrtiti, quando ne avrà abbastanza magari te mena. E invece no, Lodo sarà visibilmente infastidito alle accuse di essere un "signorino punk", ma dribbla sempre con battute brillanti e non perde (quasi) mai il sorriso. Non gli mena nemmeno il perfido Paolo Mei, al quale il nostro impavido driver scippa persino l'intoccabile cappello! Che dire, sembra che qui a Catania ci vogliano davvero bene. Conosciamo un sacco di persone interessanti, tipo una che mi dice che profumo di 'sticchiu' (ovviamente lo considero un complimento), una che è punk dal 1917 e Debora di Radio Zammù, che mi propone un'intervista per i prossimi giorni, e la lascio accordarsi con un passante che lei per qualche oscuro motivo si è convinta fosse parte della nostra band. Poi lo prendo in disparte: se per caso si fa e ci invitano in studio devi venire pure tu!! Invece no, alla fine si farà per telefono, peccato. Però con sto tipo prenderemo comunque accordi per vederci l'indomani, che pare che dall'ora di pranzo ci sia un festone da non perdere!


E quindi la mattina di domenica 7 aprile, dopo essere stati tormentati dalla strega di Blair nello scaldabagno e da un campanaro pazzo là fuori, localizzato il Teatro Coppola spostiamo la macchina in un posto adiacente e, non prima di aver donato scorze di arancia come ex voto a Sant'Agata (che quasi vomita), andiamo alla ricerca di questo non meglio precisato 'ostello' dove ci sarebbe stata sta festa. In realtà più che la festa ci ha attirato l'espressione "cucinano anche la carne di cavallo". D'ora in poi ogni volta che nomineremo Catania in tutta la Sicilia scatterà automatica la domanda "l'avete mangiata la carne di cavallo?" come se ci fosse un patto segreto per cui ai turisti bisogna appioppargli sta cazzo di carne di cavallo. E sì, ci mancherebbe, l'avemo magnata, l'avemo magnata! Insomma, scopriamo che sta festa si chiama Ciuri Ciuri, suonano un tot di gruppi, c'è il sole e quest'ostello è un posto molto frequentato dalla gioventù. Nella foto (qua sopra) che abbiamo trovato per terra potete scorgere il nostro falso membro e un frammento di me dietro il braccio del fonico. Mentre beviamo birra (ma anche vino) ci pocciamo anche l'esibizione di una band afro/reggae col sosia del Gran Visir Jafar alla voce che scrive testi con un qualche generatore automatico di negrate: "family / family / rastafari / vibrations / original / ganja / black / white / positive / jah / respect" (guardate il video sotto, sennò pare che ve piglio pel culo). A un certo punto io e il Vescovo Teodoro ne abbiamo abbastanza e preferiamo farci una passeggiata da turisti assistendo anche a un battesimo di massa nella cattedrale. Tarkanov e la Critica Radicale invece no. Rimarranno lì a bere vino. Per ore e ore. Dopo un tot di turismo ci prendiamo una bibita in un posto, diamo un soldino al parcheggiatore abusivo apparso intorno al nostro mezzo e andiamo al Coppola: un teatro vero, con posti a sedere (più giù trovate una foto panoramica del teatro trovata per terra). Appena arrivati ci imbattiamo in Paolo "vi controllo" Mei che fiffiffì, passava di lì per caso con Carnesi al guinzaglio. Prima ci sistemiamo nel b&b in cui staremo stanotte, poi il solito semplice soundcheck, due cucchiaiate di insalata di farro ed ecco che è già ora di cominciare, ché l'orario d'inizio pare sia davvero le 21,30. Peccato che per ora ci siano solo due signore in pelliccia.


Aspettiamo un'altra mezzoretta spemebondi mentre il self control del fonico è messo a dura prova dalle pressanti molestie della Critica Radicale, manifestatosi insieme a Tarkanov di ritorno dall'ostello completamente ubriaco. Narra la leggenda che si siano fatti tre litri di vino (in due) sotto il sole, dopo l'altro litro e le birre che c'eravamo fatti prima. Ok, suvvia, montiamo sul palco, chi c'è c'è! Proporrò una scaletta leggermente diversa da quella del giorno precedente, così che chi ci avesse visti il giorno prima non avrebbe dovuto assistere allo stesso spettacolo. Strana sensazione questa di avere un pubblico lì davanti che invece di ballare e lanciarti reggiseni come al solito se ne sta invece lì seduto. Per rimanere in tono presento i brani come se recitassi didascalie di diapositive a un corso di mineralogia. Quando i miei tanzkommander si fottono il palco e aggrediscono pure chi ha avuto l'ardire di farsi trovare in piedi (ossia la Critica Radicale e il falso membro) io rischio di spaccarmi dal ridere perdendo il controllo, mentre in prima fila ci sono un padre scellerato e il suo figlio preadolescente totally unimpressed. Dopo circa 40 minuti di concerti le due vecchie babbione si rendono conto di aver sbagliato teatro e se ne vanno inorridite. I miei sinuosi movimenti pelvici le accompagneranno fuori sciorinando battute sulla menopausa. A un certo punto con "Sei Qui Solo Per Le Telecamere" scatta qualcosa nel cervello del pubblico che si alza in piedi e comincia a ballare dando segni di entusiasmo all'ultimo stadio!! Arrivati al termine nonostante siamo oltre il tempo massimo riusciamo a concedere un bis e proponiamo "Padre Mostro", rimasta fuori dalla scaletta di stasera. Alla fine il fonico è così giubilante che non fa che gridare "Porcoddìo! Porcoddìo!". Vabbè, ci affrettiamo a rimetterci in sesto che dobbiamo andare a ballare il rock'n'roll nel quartiere di Cosa Nostra.


Andiamo accompagnati da un tipo che mentre camminiamo ci narra fantomatiche storie di teste di Napoleone staccate dagli zulù durante la Rivoluzione d'Ottobre, quando ci rendiamo conto che la Critica Radicale è rimasto indietro, a ciondolarsi tipo zombie e fissare il vuoto in un'aiuola spartitraffico, con intorno un traffico ferocissimo e assetato di sangue. Decidiamo di salvargli la vita, è più divertente farlo morire ammazzato fuori dal locale mentre sbraita cose tipo "è meglio la camorra!". In questo posto dove ci hanno portati suonava Kid Congo, arriviamo giusto per i bis, con tanto di "I'm Cramped", e ci immergiamo subito nel delirio (se cliccate sul video sotto vi vedete anche voi il finale del concerto)! Ci sono un sacco di facce che erano a vederci la sera prima, compreso il promoter Carmelo, che stasera metteva dischi dopo il concerto. Ci facciamo un paio di drink e poi decidiamo che è il caso di andare dopo che la Critica Radicale tenta invano di convertire lo yankee Kid Congo al comunismo internazionalista. Arranchiamo verso casa scortati da un gruppo di giovanotti tra i quali un tipo di Palermo ("ssssh, a Catania non si può dire!!!"), scusate, di Paletta, che oltre ad avere individuato la figura sulla copertina di "TG1" come "Pazuzu Guevara" e deciso che io mi chiamavo "Don Totano", ci fa sapere dove fa l'elemosina Pietro Giordano, storico divo di Ciprì e Maresco. Ovviamente decidiamo seduta stante di compiere un pellegrinaggio per andare a trovarlo quando qualche giorno dopo saremo a Paleeeetta. Facendo un po' troppo casino nel posto sbagliato veniamo poi avvicinati da un losco individuo che con un giro di parole mi fa capire che, essendo io il più anziano, se qualcuno degli altri si comporta male accoltellano me. Però a una mano, ché gli sto simpatico. Ok, è il momento di salutarci e andare a dormire. Ma prima ci facciamo un ultimo bicchiere all'ostello. O forse no, mica me ricordo.


Mmò ci aspettano un paio di dayoff. Dobbiamo lasciare il nostro ostello e trasferirci nel residence che abbiamo prenotato a nostre spese. Prima però ci facciamo non so quanti chilometri a piedi alla ricerca di un pollo arrosto per pranzo. Niente, oggi sò tutti chiusi. Ripieghiamo su un forno che svaligiamo al volo e poi andiamo a barboneggiare un po' in un giardinetto popolato da teenager e piccioni terroristi. Tornando verso la macchina passiamo attraverso un mercato, troviamo una bancarella di cd masterizzati e ci compriamo i due volumi del best of di Gianni Celeste, col bancarellaro che guardandoci in faccia stenta a crederci. Eh, lo so, ma ci serviva qualcosa per il viaggio... Seguirà giornata casalinga. Io a (tentare di) sgrasciare i miei abiti di scena, gli altri a guardare la tv, poi si cena in casa cucinando una carbonara mutante davvero criminale e guardando i video del matrimonio di Richard Benson su youtube. A un certo punto Carmelo ci chiama: ha sbagliato numero. Tuttavia decidiamo di passare al Mr. Hyde giusto per farci un giro. La Critica Radicale no, rimane in casa a ricaricare le batterie. Là ancora ci vogliono bene, tant'è che ci offrono da bere! Stiamo lì un pochino e poi ci spostiamo alla ricerca di un altro posto che c'avevano consigliato: non lo troveremo mai ma in compenso troviamo un centro sociale pieno di ggiovani che abballano la drammembeiss! Ci areniamo lì e ci schiantiamo non so quante birre parlando di cinema underground e giochi di ruolo. Va tutto bene finché Tarkanov non pronuncia la parola "Malkavian". Da lì parte la mia logorrea vampirica e siamo fottuti. Passiamo anche all'ostello, dove incontriamo un separato con prole che ci aveva visti la sera prima al Coppola e pare che gli abbiamo risollevato l'esistenza. Evviva! Nonostante gli infiniti discorsi sui vampiri ci facciamo dare un aglio dalla cucina dell'ostello, andiamo a casa e ci cuciniamo un'altra pasta ancora più criminale. Poi sveniamo. La mattina dopo continua la caccia al pollo arrosto. Ci facciamo tutto il mercato della carne e del pesce ma niente: solo carne cruda! Ci salverà la vita un kebabbaro. Ce lo magnamo e poi parte la missione stalking.


Vengo a sapere che oggi pomeriggio Antonella Lo Coco (nella foto sopra è quella bona) presenterà il suo nuovo album in una libreria proprio qui a Catania. E domani a Paletta. E indovina dove saremo noi domani? Braaavi. Sta tipa è una divetta uscita fuori da X Factor che fa un electropop loffietto ma che tuttavia per qualche oscuro (e peloso) motivo mi aggrada. Quindi seguito da tutti gli ammiratori della Lo Coco nella mia ciurma (cioè da solo) vado in questa libreria. Da bravo maniaco arrivo con un'ora di anticipo. Cacchio, temevo ci fosse una frotta di ragazzini teledipendenti. E invece niente. Solo due security men che, sebbene facessi finta di nulla fischiettando i Manowar mi individuano subito quale stalker. Per confondere le mie tracce vado a farmi mezzo chilo di yogurt al mirtillo e poi torno. Staziono su un punto isolato da dove riesco a seguire bene lo svolgersi della situazione. Ci sono otto fotografi (tra i quali una balena che dice cose tipo "il pubblico di Mengoni è pure peggio"), tre bambine coi rispettivi padri, e io. Qualcosa non va, possibile? Possibile. La poveretta comincia il suo showcase acustico. Col cazzo che le compro il cd (grazie, soulseek) però devo ammettere che la ragazza è proprio brava. Mi rendo conto che questo paragrafo assomiglia preoccupantemente a quello su Whitney Houston di "American Psycho". Me ne esco e vado a farmi una sega al parco. Dopodiché mi raggiunge Il Vescovo Teodoro e andiamo a fare gli sporcaccioni al cinema. La locandina del Murì Ammazzati Tour si basa su quella di "Hitchcock", film basato prevalentemente sulla realizzazione di "Psycho", per cui dato che abbiamo tempo libero e costava solo 3 euro abbiamo deciso di andare a vederlo. Film decisamente inutile, tuttavia ho pianto lo stesso. Un rapido fiero pasto poi ci raggiungono Tarkanov e la Critica Radicale e andiamo a fare un estremo saluto allo staff del Mr. Hyde, dove stasera suona Io Sono Una Volpe (il video sotto però è di un altro concerto, eh, non di stasera). Un po' di chiacchierette amabili... "Qual è il simbolo di Paletta?" "Una minchia!!!" "Ma cosa pensate quando ballate?" "Niente, per sicurezza." ...E ce ne andiamo, con la minaccia che torneremo. Ma prima, ancora, un ultimo bicchiere di vino al solito ostello!


Alla mattina di mercoledì 10 aprile salutiamo Catania, siamo stati molto bene e la nostra macchina non è stata distrutta, protetta da Gianni Celeste sul cruscotto. Partiamo alla volta di Palermo (ormai possiamo dirlo) e arriviamo presto, giusto in tempo per parcheggiare vicino un cumulo di immondizia-zia-zia-zia e mangiare della pasta al forno in un posticino incantevole alle porte della città. La missione stalking di oggi è per Pietro Giordano (nel trittico più in alto è il tipo senza cappello), che ci hanno detto chiedere l'elemosina alla Chiesa dei Quattro Canti. Ndò starà? Boh... Quando siamo da quelle parti ci rendiamo conto che il traffico a Palermo è qualcosa di davvero infernale: mai vista, né immaginata una cosa del genere, forse giusto a GTA - San Andreas quando creo apposta ingorghi allo scopo di far accavallare le macchine per poi farle esplodere. Trovare parcheggio nella legalità è pressoché impossibile. La lasciamo in un punto x e andiamo a cercare sta chiesa. Forse è questa? Giriamo un po' lì intorno e vediamo solo tanti sbirri di diverse categorie che ci fissano come a dire "ma dove cazzo andate?!" Scopro ora che eravamo davanti al Comune, dicevo peggio. Alla fine capiamo qual è sta cazzo di chiesa, una volta localizzati i quattro canti è facile. E' chiusa ma, miracolo, viene aperta sotto i nostri occhi! E adesso? Lo troveremo Pietro Giordano? E miracolo, eccolo! Arriva e si va a piazzare nell'atrio della chiesa. Che fare? Come lo avviciniamo? Che gli diciamo? Lo invitiamo a fare da tankzommander stasera? Miracolo, viene lui da noi! "Mi conoscete?" Eh, sì, ci rivolgiamo a lui come se stessimo parlando col fantasma di Alberto Sordi e ovviamente fa un sacco di soldi. Ancora in sollucchero navighiamo per il corso in stato confusionale finché non ci appare una roba che non ci spieghiamo: dietro un cancello c'è quello che sembra una specie di installazione a sfondo religioso che recita incessantemente un rosario... Ancora non ce lo spieghiamo. E adesso? Beh, idealmente potremmo perseguitare di nuovo la povera Antonella Lo Coco, ma non ci mettiamo d'impegno: se ci capita tra le gambe (eh...) bene, sennò sti cazzi. E sti cazzi sia. Andiamo in vuccirìa.


Abbandoniamo la macchina in un posto che ci sembra civile. Lasciamo un soldino al parcheggiatore e Il Vescovo Teodoro gli si mette pure a fare domande ingenue come "ma a che serve quel foglietto?" che è un po' chiedere "scusi, quello lì per terra è sangue?". Gironzoliamo per questo quartiere variopinto quanto caotico e ogni mezzo metro ci appare una scena apocalittica, come il misterioso circolo di venti saggi in un garage... La Critica Radicale è terrorizzato, rimpiange i signorini punk. Passiamo di nuovo alla macchina per prendere qualcosa e il parcheggiatore ci chiede fino a quando avevamo intenzione di lasciarla lì. "Beh, la prenderemmo domattina." "DOMATTINA?!?! Presto, spostatela lì, da una parte!" e aggiunge "Fortuna che siete passati!" Gli chiediamo perché, che succede stasera? Lui si limita a guardarci tremante, con una gocciolina di sudore freddo sulle tempie. Non lo sapremo mai. Sentiamo Dario, il tipo del locale, che tosto sopraggiunge a salvarci. Appena arriva mi lascia mezza canna, precisando "è leggera". Due tiri e non capisco più un cazzo. Lui si muove sicuro ma frenetico, come fosse in Vietnam. Ci limitiamo a seguirlo senza fare domande. Ci porta alla leggendaria Taverna Azzurra. Luce al neon. Ventilatore. Effetto: strobo. Ci danno: sangue, super zibibbo. Prezzo a porzione: euro 1. E' finita. Non rivedrò mai casa, sono nei polmoni di Yog Sothoth. Sento che tra un po' qualcuno vorrà vendermi il cubo di "Hellraiser". No, andiamo al locale. Si chiama Borderline. Non è esattamente nel cuore della vuccirìa, forse più nella sua appendice, dove vanno a finire tutte le scorie. Ci portiamo la macchina, scarichiamo il nostro materiale e poi andiamo dove dormiremo, cioè a casa di Dario. Inseguimenti alla "Die Hard" per raggiungere il posto e sopravvivere nel traffico che è un caos totale. Tornati vivi andiamo a mangiare. Ci portano in una spaghetteria, una di quelle che, udite udite, c'ha pure la licenza. Però si può tranquillamente fumare. Cacchio, questo è il far west, che vi pareva? Comincio a sentirmi a posto, qui. Poi si torna alla taverna. Ci dicono: "parola d'ordine: socializzare". Ok, ma prima ancora sangue. Fattasi sera si fanno vivi anche i signorini punk. Socializziamo con uno che praticamente obblighiamo a portarci dove si può mangiare un bel panino con la milza. Ci porta da Rocky.


Rocky è uno serio. Ad assisterlo c'è uno che credo sia la Coca Cola in persona (ecco cos'era!). E sto panino con la milza me lo ricorderò per molto. Forse anche il mio fegato. Ma per il palato è un orgasmo. Wow. Torniamo alla taverna fino all'ora y, quando dovremo spostarci al locale, ed ecco che appare Silvia, the she wolf of Trinacria, la donna di Terzì il tanzkommander chef, che presenziò anche al Pranzo Sociale (e che stasera ci farà pure delle belle foto, tipo questa sotto)! Ci porta in pasto la figlia, che pensiero gentile! Ora non abbiamo tempo, anzi dobbiamo sbrigarci a bere, ché tra un po' si comincerà. Un check al volo, l'audio è strano, siamo collocati strani in un posto strano. Sotto di noi scorre il fiume Acheronte. Ma si fa, nessun problema. Il pubblico tarda ad arrivare, ma alla fine arriva. Arrivano anche delle tossine che già conoscevano i miei tanzkommander, carramba! Arrivano pure due sprovveduti hippie polacchi che cercano un b&b ma verranno convinti a rimanere piuttosto ospiti da Biagio, l'altro tipo del Borderline. Saranno così costretti a subirsi tutto l'empio concerto che io, crudelissimo, gli spiego pure in inglese di tanto in tanto. Si abbracceranno in preda al terrore convinti di essere al cospetto del Demonio. E come dargli torto. Certo, per impressionare i palermitani ce ne vuole, e ho l'impressione che tutto sommato non gli abbiamo smosso un baffo, però alla fine ci chiedono comunque il bis: "Sodomia!" Oh, ve l'ho detto, sto pezzo va forte qui in Sicilia! Finito il concerto parte un vortice di cicchetti senza fine e di varia natura. Quando torniamo alla taverna, che pare essere il vero centro nevralgico della vuccirìa, non prima di aver spostato la macchina in un posto più sicuro ("la possiamo lasciare qui?" "NO.") sono così sbronzo che vado ad ordinare pane e paneTTe invece che panelle. Questo sì che è un duro colpo per il fegato, altro che la milza di Rocky. Vado vistosamente all'onne mentre cerco di fare discorsi sensati con non ho idea chi. Gli altri bevono sangue come non ci fosse un domani e la Critica Radicale è ormai pienamente a suo agio, tenderebbe addirittura a spadroneggiare! Intanto c'è gente che vomita su se stessa senza nemmeno alzarsi dalla panca dov'era seduta. E' mercoledì, vi ricordo. A un certo punto decidiamo che è ora di salutare e ce ne andiamo. Solo che non ricordiamo più dove avevamo messo la macchina. Ci mettiamo un po' a ricordarcelo ma ce la facciamo. Guida il Vescovo Teodoro, che è quello messo meno peggio, mentre la Critica Radicale prende a pugni l'autoradio per farla funzionare. Come se i pulsanti non esistessero, bisogna convincerla a botte. Parcheggiamo a cazzo di cane e ora si dorme.


La mattina di giovedì 11 aprile ci svegliamo, notiamo la mummia di una lucertola inchiodata a una mensola per una zampa posteriore e ci mangiamo un'insalatina nel tentativo di risanare le nostre interiora martoriate la sera precedente. Poi prendiamo la macchina, che troviamo circondata da un funerale, e partiamo. Stasera si suona a Ragusa. Ci terrorizzano dicendo che ci vuole tantissimo ma ormai a noi ste distanze non spaventano più, per cui andiamo tranquilli. Fino a Caltanissetta le strade sono accettabili, ci fermiamo ad una stazione di servizio giusto perché è l'ora dell'intervista telefonica per Radio Zammù. Dico un po' di cazzate, mandano "Sono Io La Fame Nel Mondo" (almeno così mi pare di ricordare) e ripartiamo. Adesso viene il bello. Facciamo metano a Gela. Da qui a Ragusa la strada in teoria sembrerebbe poca, eppure è un delirio: bisogna zigzagar all'infinito su per le pendici di un monte prima di poter passare dall'altra parte, e come se non bastasse una volta raggiunte le porte di Ragusa il nostro simpaticissimo navigatore (che ormai crediamo in combutta con qualche bandito) ci dirotta in una zona sì pittoresca, ma in campagna e con degli inquietanti muretti in pietra che non sappiamo bene che senso abbiano, facendoci arrivare in ritardo al Circolo Lebowski! Ci sono alcuni esseri umani ad attenderci, che ci illudiamo possano essere il nostro pubblico. Salutiamo, ci scusiamo per il ritardo, ma tanto come al solito per il soundcheck ci mettiamo 20 secondi. 30 se c'è un problema. Il posto è carinissimo, molto ben attrezzato, c'è un fonico che ci caga, c'è uno spazio bello ampio che possiamo usare come camerino per cambiarci (peccato che non ci faremo un cazzo) e c'è uno spazio per dormire in soffitta, davvero comodo per situazioni come questa. Magnamo, dai. Hamburger, patatine e senape, se sciala! Beviamo vino con la nostra consueta disinvoltura, ma a giudicare dalle facce ci rendiamo conto che qualcosa non va: la loro politica sui drink l'abbiamo trasgredita da un pezzo. E pensare che ci credevamo ancora all'aperitivo! Vabbè, cerchiamo di darci una regolata. Nel frattempo quello che credevamo essere il nostro pubblico se n'era andato.


Ci guardiamo un po' nelle palle degli occhi e niente, il pubblico non arriva. Siamo noi quattro, le due ragazze al bar (nella foto qui sopra le vedete sorridenti) e un altro socio del circolo. Che succede? Perché tutto ciò? Praticamente è saltato fuori che il nostro stalker preferito (quello che nella foto più in alto è quello che sta in mezzo) proprio stasera suonava a Ragusa. Sì, il temibile Paolo Mei ci ha seguiti anche stasera, ma stavolta ci ha sfidato direttamente, suonando con la sua band in un posto a 300 metri da lì, che non ha mai fatto musica prima d'ora. Un giovedì davvero eccezionale per Ragusa, non c'è che dire. Ma da noi non verrà nessuno. Nuddu, zero, dzìro. Solo due amici del circolo, con in mano ancora il bicchiere dell'altro posto, che ci vengono a raccontare com'è di là. Ammettiamo la sconfitta, Paolo Mei in casa è un avversario troppo potente. Temuto, rispettato e idolatrato da tutti, anche dalla concorrenza. Noi solo per esserci azzardati a fare qualche commento spiritoso ci siamo visti non portare più il caffè che ci avevano promesso per la mattina dopo. Vabbè. Insomma non si suona. Serata relax e basta. Magnato, bevuto, andiamo a dormire. Il circolo chiude, e noi ci chiudono dentro. Mmm... Vabbè, usciamo. Andiamo a trovare Paolo Mei schivando un Fiorino impazzito. "Ma mi seguite dappertutto!", ci apostrofa lui. Prendiamo delle vodke. "Le metta sul conto di Paolo". Ritorniamo al Circolo, va'. Passiamo un po' il tempo a vederci filmati di vecchi brani house e techno su youtube, consumiamo un po' delle merendine che sarebbero dovute essere la nostra colazione e, verificato che il vino se l'erano portati saggiamente via, ce ne andiamo a dormire davvero. La mattina dopo si ritorna in continente, ci vorrà una vita, per cui bisogna partire presto. Appena svegli scendiamo a comprarci il pranzo in un forno lì sotto: ci hanno consigliato le scacce, una roba locale dall'aspetto molto sostanzioso (lo sarà, lo sarà!) e ne facciamo incetta per il viaggio. E si parte che l'Etna è incazzato.


Sì, oggi venerdì 12 aprile fuma molto molto di più (scopriremo poi che aveva proprio eruttato) e dove ci volevamo fermare per far metano e mangiare ci rendiamo conto che non è il caso di uscire dall'abitacolo: piovono lapilli ovunque per chilometri e chilometri. Ci fermiamo un po' più a nord, dopo tante carcasse di animali, a divorare le nostre scacce, dopodiché pian pianino ci immergiamo nel caos di Messina per riprendere il traghetto e far ritorno sulla penisola italica. Dobbiamo arrivare a Taurianova RC, la strada non è tanta. Cosa sappiamo di questo posto? Praticamente nulla. Prima di partire il nostro driver ha voluto tentare un esperimento. Cercare su Google Immagini foto dei posti che saremmo andati a visitare. Metti "Catania" e ti esce una serie di panoramiche della città. Metti "Palermo" idem, forse con un paio di foto della movida lì in mezzo, perché si sa, è un posto molto caotico. Metti "Ragusa", stessa cosa, foto della città. Ma metti "Taurianova"... Carabinieri, un morto ammazzato, foto segnaletiche, gente che piagne, proiettili, ancora carabinieri, poliziotti, una disperata, ecc. E un attimo ci rimani male. Uno si fa delle domande: dove madonna stiamo andando?? Cosa Nostra ci ha delusi, non vorrei che la 'Ndrangheta si rifacesse stasera. Nel dubbio appena tornato a casa mando la cartolina che vedete sopra al mio barista di fiducia. Per strada vediamo ulivi giganti, grossi come querce e tanti dark. Uomini e donne di tutte le età agghindati in nero integrale che manco al WGT. Passiamo attraverso un paio di paeselli poco raccomandabili schivando numerosi blindati ed arriviamo alla ridente cittadina nostra destinazione! Che c'è in piazza? Una chiesa, una banca, e poi? Le pompe funebri, bravi. Ci vedremo lì davanti con Frank, il promoter della Birreria 34, il posto dove suoneremo! Ed eccolo che arriva, giocondissimo!


Il locale è proprio lì dietro, bello grosso e spazioso, con un bel palco e una bella postazione per i dj. C'è anche un backstage tutto per noi, a 80 km da lì, dopo un pratico sterrato. No, vabbè, essendo al piano di sopra, un po' lontano, dobbiamo trovare un modo per far partire la base quando saremo già in viaggio, sennò arriviamo che "Ti Apro Il Culto" è già a buon punto. Ma ci penseremo dopo, prima troppo c'è da bere! Il solito risibile soundcheck e poi se magna, daje! Ed è un trattamento davvero da star (che è quello che ci meritiamo, ovviamente): antipasto di tipicità locali, un primo altrettanto tipico che era una specie di tagliatelline con acciughe spappolate e olive nere, secondo a base di capriolo, signori! Ce semo magnati Bambi a cazzo dritto! Noi, non Bambi. E ancora dolce, caffè e ammazzacaffè! Standing ovation, davvero. Meraviglioso, tutto! Durante la cena ci raccontano che fino a qualche anno fa alle 19,30 c'era il coprifuoco e c'era un ritmo di addirittura 4 morti ammazzati al dì, dopo i pasti, ma oggi sarebbe tutto finito. Dice. Dopo il pasto passiamo un po' di tempo nel backstage, che in realtà è il magazzino, nonché un crocevia di raccomandati che preferiscono cazzeggiare qui nel privé. Nel frattempo ci ubriachiamo il giusto. Quelli del bar, che all'inizio ci spronavano tanto, si mostrano un po' preoccupati, ma li rassicuro, è (ancora) tutto sotto controllo. E fammi un assenzio. Certo, la Critica Radicale un po' sbronzetto lo è: si sente a suo agio un po' più del dovuto. Tant'è che si mette a criticare l'abbigliamento, a suo dire troppo "rpulìto", di alcuni galletti locali, che lì per lì abbozzano (ma neanche tanto), ma quando si sentono dire "fate schifo!" un pochino si risentono. Al secondo spintone comincia a cagarsi sotto: "quando abbiamo finito andiamo via subito, non ci fermiamo a dormire!" Ma le pare, per una volta che abbiamo un hotel come si deve!... Suvvia, cominciamo!


Sì, cominciamo. E il pubblico ci guarda come si guarda un gatto morto. Un tipo con la tipica espressione di Michael Myers gira un video (probabilmente quello qui sopra), un signore anziano ci gironzola davanti, ci osserva e parlotta con i giovani, non oso immaginare di che. Certo, qualcuno che gradisce c'è ma prevale il fattore shock. Beh, se non altro ci ricorderanno, siamo certi di essere più utili a loro che ai soliti già convertiti. E i tankzommander insistono coi deodoranti per la casa e le inculate selvagge. Alla fine un buon 80% del pubblico ci odia profondamente, gli atteggiamenti del tipo "ve aspettamo de fòri" sono numerosi e per la fine del concerto abbiamo praticamente svuotato il locale. Sulle note di "Mima Morte" fuggiamo nel nostro backstage. Frank fa partire la base di "Sono Io La Fine Del Mondo", come a chiedere un bis. Mi dico "no, è impossibile, dev'essere partita per errore" e nel dubbio accelero il passo. Scendiamo a parlare col nostro amato pubblico, riceviamo gestacci ma anche qualche domanda interessante: "siete un gruppo di omosessuali? no, perché io sò fascista!", con tanto di coreografico braccio teso. Beviamo, va'. Un bulletto sbronzo scortato da stronzi fa il brillante "ah, ma tu sei un dj, si vede da come sei vestito" e poi rivolto a una ragazza mulatta che si faceva i cazzi suoi "ciao, negra!". "Negra lo dici a quel buco di culo di tua madre!!" E' chiaro che è l'inizio di un grande amore. Vado fuori dal locale a socializzare con gli amici della negra, che mi sembrano le uniche persone accettabili tra i clienti del locale. Tempo zero e il boyfriend della tipa pretende chiarimenti. E scatta la rissa. Pronto alla pugna mi tolgo gli occhiali, ma si risolve tutto giusto con un po' di sbracciate, e i più difendono il bulletto in torto marcio in quanto "tiene 'u cognome". E cosa ci vuoi fare, questo è l'unico locale aperto nel raggio di 50 km, ovvio che ci vengano tutti tutti, pure quelli che tengono u' cognome. Si sarà fatto tardi? Macché, che ce frega, tanto ormai... Famoce un altro paio di vodka tonic, che il clima post-apocalittico lo adoro. E poi le botte vere ancora dobbiamo prenderle.


Andiamo in hotel col Vescovo Teodoro alla guida, ché la Critica Radicale è troppo impegnata a comporre un sonetto stilnovista: "Babbeto, mammeta, porco dìo / fa' tutti schifo, porca madonna!" Aaah, da bravo recanatese mi commuovo sempre d'innanzi alla poesia. Alla reception famo un casì della madonna ma riusciamo a non farci arrestare. Abbiamo due doppie. Io sono col Vescovo Teodoro, e nella stanza a fianco ci sono Tarkanov e la Critica Radicale. Che fanno casino come alla gita delle medie. Qui ci cacciano, cazzo. Dopo poco vado in mutande a bussare gentilmente alla loro porta. Apre la Critica Radicale e lo tempesto di cazzotti. Poi torno in camera. Riprendono a far casino, urlano, picchiano sui muri. Stavolta prendo con me anche il Vescovo Teodoro e andiamo di nuovo a bussare alla loro porta. Questa volta esitano ad aprire, ma poi lo fanno. Doppi calci volanti, ginocchiate sulle costole, scariche di cazzotti, fendenti alla gola, Tarkanov scapriola sopra il letto e si schianta a terra a un millimetro dallo spigolo del comodino. La Critica Radicale si nasconde sotto il letto, io scanso il materasso e continuo a picchiarlo attraverso le doghe. Poi torniamo in camera. Silenzio. Ha funzionato. Bene, buonanotte. Il mattino seguente i due malmenati tarderanno a scendere. Saranno morti? No, non trovavano più la campanella della reception (ding! ding! ding! ding!) che avevano rubato la sera prima senza che me ne accorgessi. Chiaro che sarà il nostro tormento per tutto il lunghissimo viaggio di ritorno a Macerata. Risalendo ci fermiamo a pranzo in un autogrill pieno di finanzieri, poliziotti e parà con la maglietta del duce, rivediamo la nostra fan del metanaro di Bernalda, ceniamo in un autogrill verso Pescara e per mezzanotte siamo a casa. Tarkanov ci arriverà di corsa perché si stava cagando addosso, io verrò salvato dal Reverendo Red Ronny sotto mentite spoglie, la Critica Radicale rientrerà sorprendentemente vivo e il Vescovo Teodoro monterà questo video riassunto.


Ma mica finisce qui, eh! No, perché il tour prevedeva anche una sesta data a Firenze martedì 16 aprile, al Volume! Data che fondamentamente non c'entrava un cazzo ma mi faceva comodo mettercela sulla locandina!... Purtroppo poi non abbiamo trovato nessuna data sabato, domenica e lunedì, tre giorni che pertanto abbiamo passato ai box, e quindi ecco che martedì si riparte. Stavolta la squadra è diversa. Ci sarà di nuovo il Vescovo Teodoro come tanzkommander, che stavolta guiderà la sua Panda a metano. Ci accompagnerà il Reverendo Red Ronny, mentre l'altro tanzkommander ci aspetta là a Firenze: sarà il promoter Valentina Sì in persona a debuttare! (nella foto sotto lo vedete ritratto con me e una candela) Bene, partiamo verso mezzogiorno e ci fermiamo a pranzo a Colfiorito, circondati da cazzi di operai e camionisti. Altra tappa dal metanaro zombie di Sinalunga ed eccoci che arriviamo a Firenze in largo anticipo e senza pagar pedaggi! Cosicché ci diamo al turismo. Compriamo un cavetto per collegare il mio lettorino mp3 all'autoradio, ché anche stavolta non avevamo un cazzo da ascoltare durante il viaggio. Stranamente non ci lasciamo tentare da offerte allettanti di qualche bottega di alimentari, tipo 3 bottiglie di vino 8,50. La pagheremo cara. Gironzolando come turisti veri il caro Reverendo Red Ronny avverte l'esigenza di pisciare, per cui cerchiamo un bar dall'aspetto il più possibile scrauso, in una via trafficata e satura di parcheggi, così la mandiamo al bagno e ci prendiamo un bicchiere di vino, che dato il posto di merda immaginiamo essere economicissimo. Troviamo il posto che sembra fare per noi, sfoggia persino una stantìa schiera di cibi da aperitivo alla milanese. Vorremmo semplicemente tre tazze di vino locale al bancone ma l'oste insiste per portarci la carta al tavolo. Aprendola capiamo il perché.


Un calice 8 euro. Scatta il coro: "PORCODDIO!!" Ci guardiamo intorno. La fuga non ci sembra una manovra a modo, e quindi in tre ci prendiamo n. 1 calice di Chianti e uno shottino di Tequila Sunrise, che era l'unica cosa che costava solo 3 euro. Poi all'oste il nostro squallore il nostro essere così visibilmente pezzenti gli farà così pena che il calice ce lo farà pagare soooolo 5. Evvaffanculo. Poi passeggiando troviamo posti che facevano panino + bicchiere di vino a 3,50. Errivaffanculo. Vabbè, the show must go on. Si è fatta quell'ora e dobbiamo incontrarci con Valentina Sì e La Morte, la sua consorte, che ci condurranno al locale. Piccolino, centralissimo, popolato da tanta gente lì per caso, comprese due ragazze cinesi che mangiano una pizza da asporto presa chissà dove. Rapidissimo check e subito cominciano a rimpinzarci di crepes salate di varia foggia. Le mangiamo avidi mentre intorno a noi vediamo sempre più gente svalvolata, tra i quali una colonia di Cultisti già preparatissimi che canteranno tutti i pezzi ballicchiando in mezzo al pubblico! Prima dello show però ci facciamo introdurre dal poeta Luca Muori che aveva per l'occasione composto un poemetto sull'amore universale, che se non ricordo male parlava di sgombri. Iniziamo! Il Vescovo Teodoro è naturalmente padrone della scena mentre Valentina Sì all'inizio è un po' timido, ma dopo tre cicchetti di whiskey lo vedo più slanciato! Il pubblico segue attento, prende appunti e quando avremo finito li vedremo che già avevano trovato i nostri brani in internet dal cellulare. Quando è il momento di "Robuste Dosi Di Cazzo" annuncio l'introduzione di Irene Grandi, ed eccola che sale sul palco in tutto il suo splendore! (nella foto è quella che è venuta un po' scuretta)


Al termine dello show, che risanerà il bilancio del Murì Ammazzati Tour (riusciremo a chiudere con un deficit di soli 8 euro, un calice di vino, nonostante le baldorie e i dayoff,) continuiamo a bere allegramente finché il locale non viene svuotato e rimangono solo i cacacazzi (noi). L'oste Neri muore dalla voglia di farci i tarocchi, ma nessuno osa chiederglielo. Alla fine cede il Vescovo Teodoro, che scoprirà così che nel suo destino è scritto che diventerà il nuovo Unabomber perché una a 13 anni non gliel'aveva data. Dopo queste inquietanti rivelazioni siamo pronti per salutare tutti quanti e andare a dormire in campagna, a casa di Valentina Sì e La Morte. Uno strano posto, dove convivono polli, ciliegi schiantati al suolo e mazze da golf. L'indomani andiamo a pranzo (paga la ditta!) in un circolo Arci lì vicino e poi nel pomeriggio mi aspetta una delle prove più dure di tutto il tour: un'intervista sotto il sole cocente condotta da un tipo molto Sanremo Rock che non mi risulta collabori con nessun tipo di webzine o testata. Un semplice curioso, ma curioso in maniera molto professionale. Vengo filmato mentre rispondo alle domande sciogliendomi lentamente, mentre arranco per le colline, mentre stramazzo a terra e mentre devasto un coniglio di pezza con una mazza da golf (ecco a cosa servivano!). Finito, è il momento dei saluti! Baci, abbracci, minacce... E la macchina non parte. Baci, abbracci, minacce, baci, abbracci, minacce, baci, abbracci, minacce, ecco, è partita. Ciao! Ritorniamo lentamente a casa e stavolta il Murì Ammazzati Tour è finito davvero, dopo aver fatto metano 21 volte. Non so se siete arrivati a leggere fin qua, ma se l'avete fatto sappiate che io mi ero rotto i coglioni di scrivere molto tempo fa. E sappiate anche che al mio lettore mp3 s'era scaricata la batteria e nonostante il cavetto appena comprato non siamo riusciti ad ascoltare un cazzo manco stavolta. "Famo schifo", commenterà il Vescovo.





2 commenti:

  1. Il più bel post de LTG di sempre, almeno per ora. Solo Dio può superare sè stesso. Grazie, Mio Signore.

    RispondiElimina