sabato 24 novembre 2012

Comunanza: i Postumi.

Una sera d'estate mi trovavo in borghese ad un evento mondano sulla frontiera tra Marche e Abruzzo quando vengo avvicinato da un losco figuro dal cripto-pizzetto che mi comincia a delirare di una possibile data de LA TOSSE GRASSA in una località leggendaria chiamata Comunanza AP. Dal nome sembra tipo una comune hippie marxista, ma poi il tipo svanisce nel nulla e per un po' non se ne parlerà. Finché un bel giorno mi ricontatta per decidere di concretizzare, e si concretizzerà proprio in quel paese lì, in un circolo locale chiamato P.A.R.C.A., e la data prescelta è sabato 10 novembre. Ora, vediamo un po', c'è da nominare il Radical Macabre Tanzkommando, chi potrà mai avventurarsi in zone così impervie e inesplorate? Solo due guerrieri della palude silenziosa come Il Vescovo Teodoro e Tarkanov, stasera al debutto come tankzommander ma che ci segue da apprendista da tempo immemore, solo essi potevano. Giusto un brivido mi corre lungo la schiena quando realizzo che tra chi promuoveva questo concerto c'erano un paio di appartenenti all'area della destra radicale... Ma... Ma... Dove ho sbagliato? Cos'è che non hanno capito?? Dove cazzo mi stanno portando?! Mi tranquillizzano spiegandomi che in un certo senso a Comunanza son tutti bolscevichi, tranne chi va a studiare ad Ascoli: quelli tornano fasci. Evvabbè, mi rispondo da solo, rimango alquanto scettico ma d'altronde è un fenomeno strutturale. Se sei di Ascoli sei fascio, se sei di Loreto sei bigotto, se sei di Mogadiscio sei nero. Non ci son cazzi. D'altronde è così che funziona qua in Tennessee.


Siccome mi piace complicarmi la vita, la sera prima vado ad un evento mondano a Bologna e dormo fuori, per cui tra i vari collegamenti riesco a ritornare nel mio paesello alle 18,55. Alle 19,00 il Reverendo Lele Ggì passerà a prelevare me e i miei attrezzi. Grazie a un suo provvidenziale ritardo di 10 minuti faccio in tempo a cambiarmi le scarpe e sono pronto, previo dopaggio con robuste dosi di caffeina. Qualche stronzo ci ha consigliato di prendere l'autostrada, uscire a Pedaso e poi seguire le indicazioni. Altri 45 km di pratico sterrato separano Comunanza dal casello. Non arriviamo mai. Attraversiamo un paio di canyon, schiviamo qualche coyote e dopo circa sei giorni di galoppo giungiamo al luogo di ritrovo. Un saloon chiamato McKensie, con la esse, con l'accento romagnolo tipico di quelle parti. Scesi dall'auto udiamo un esaurito locale cantare "Guantanamera". Saremo sconfinati in Louisiana? Cacchio, abbiamo superato il Mississippi e non ce ne siamo accorti? Mah. Entriamo e vediamo subito Valerio, il nostro promoter evanescente, quello col cripto-pizzetto, che già beve whisky. All'aperitivo. Bene. Il Vescovo Teodoro e Tarkanov sono già lì, quindi tempo zero se magna. Ingurgitiamo una quantità spropositata di pizza, là ne fanno solo di enormi, e litri e litri di vino. Il promoter pasteggia a whisky. E... Il soundcheck? Ma chi cazzo se ne frega, bevi! Ok! L'atmosfera è più o meno quella della cena di "Non Aprite Quella Porta". Data l'ambiguità della zona cerchiamo di parlare di tutto fuorché di politica. Col cazzo, scatta immediatamente una tribuna politica che pare la Quarta Internazionale. Quando a un certo punto appare il Camerata Sapou, così chiamato per via del maglioncino indossato sopra la sua t-shirt, che in tal modo cela parte della scritta stampata su suddetta maglietta, così che leggiamo solo "sapou".


Gli argomenti a cena si fanno bizzarri. A un certo punto mi chiedono Fabbri, il mio cognome, da dove venisse. What? Parliamo di araldica? No. Per qualche oscuro motivo si erano convinti che Vanni Fabbri, il mio nome, fosse una composizione macabra tipo Marilyn Manson. Sì, ok, Vanni è chiaramente il compagno di merende di Pacciani, ma Fabbri a che si riferisce?... Ehm... Quasi mi piange il cuore a stroncare questa leggenda, ma con gli occhi sbarrati mostro il mio documento d'identità a dimostrare che no, non è nessun nome d'arte. All'ammazzacaffè tutti sono in grado di riconoscere il mio provenire dagli Stati del Nord, dato che preferisco il Varnelli (prodotto della provincia di Macerata, il Nord) alla Meletti (di Ascoli Piceno, il Sud). Oh, si è fatta mezzanotte e di suonare ancora non se ne parla. Anzi, no, se ne parla ora. Teletrasporto e ci rechiamo in un quartiere tutto dedicato a gente bruciata (o giù di lì) dalla Chiesa: via Galileo Galilei, via Savonarola, via Giordano Bruno. Arrivo. Entriamo al P.A.R.C.A., che aveva aperto 10 minuti prima. Immediato soundcheck e cazzo cazzo cazzo, il mio lettore non funziona! Triplo salto mortale e troviamo un'alternativa grazie alla console dei dj che avrebbero suonato dopo. C'è anche un gruppo spalla stasera: un boccione di 5 litri di vino cotto. Il promoter va a whisky, ma noi ci appassioniamo subito alla nostra support band abusandone ripetutamente, un po' come durante il concerto farà il Vescovo Teodoro con Tarkanov (vedi foto sotto). L'esibizione raggiunge rare vette di macabro e grottesco. A un certo punto Teodoro schianta a terra il femore di Pancranio, il nostro cadavere di compagnia, che si frantuma in cento pezzi. Figata, ci siamo rotti un femore ma siamo tutti sani. A parte che eravamo totalmente sbronzi, tant'è che dell'esibizione ricordiamo poco altro. Rammento solo che mi rifiutai di fare l'orgia perché davanti a me vedevo solo una foresta di cazzi. Poi in realtà qualche graziosa gnocchetta c'era, ma ce le avevano nascoste bene.


Terminato lo show ci rituffiamo di nuovo sul vì cotto, finché non mi stomiga, al ché passo all'uso di vodka e cola. Il Vescovo Teodoro mi mostra un bicchiere di vino bianco come ad offrirmene ed ecco che quasi rigetto il pranzo della comunione solo all'idea di avvicinarmi quel bicchiere alle labbra. Il promoter va a whisky, e io riprendo a tracannare vodka cola. In un momento di misantropia cerco un po' di solitudine e scendo allontanandomi dalla musica da giovani che stavano mettendo i dj. Di sotto invece di trovare morte e desolazione trovo un gruppetto di gente che canta canzoni di De Andrè suonate da uno con la chitarra. Come intorno a un falò sulla spiaggia ma senza falò e senza spiaggia. Anzi. Torno su e m'impantano in inevitabili e infiniti discorsi di politica col Camerata Sapou, segno che la sbronza aveva ormai oltrepassato il livello di guardia. Si parla di fantomatiche invasione dei temibili NazBol, creature che l'Oscuro Signore ha mandato sulla Terra di Mezzo per... Per cosa? Boh, la confusione regna sovrana, non ho più un granché cognizione di spazio e tempo e in breve tempo veniamo tutti (non solo noi, tutti tutti) sbattuti fuori. Il circolo chiude. Allora mi materializzo su un muretto, con un bottiglione di vino cotto in mano, gradito ritorno. Forse. Non ho idea di che ora sia e di cosa succeda ora. Un sosia del promoter (che ancora va a whisky) offre ospitalità a me e al Reverendo Lele Ggì, ormai in pieno delirio. Il Vescovo Teodoro e Tarkanov non so che fine abbiano fatto. L'ultima cosa che ricordo è una fuga in auto inseguiti dal promoter a piedi che brandisce un iPad che cantava "Barbara Bobulova". Come fosse il Texas. Come fosse una motosega. Poi vomito.





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