venerdì 8 novembre 2013

Recensione di "TG3", da IMPATTO SONORO

Non si capisce bene: dance, elettronica, grindcore, qualsiasi cosa passi per la testa. Il tutto basato su nient’altro che la rielaborazione musicale (“rielaborazione” nel senso che ruba e ricampiona, arricchisce e fonde con testi al limite del sensibile).

Ruba e lo ammette, pacifico e sereno, partendo dai Franz Ferdinand, passando per gli 883 e finendo nell’Officina della Camomilla. Non lo fa per omaggiare, poco ma sicuro, anzi: il brano che contiene “spunti” dell’ultimo gruppo citato si chiama Sono Io il Ripieno di Murder e se qualcuno li ascolta ha già capito il perché.
I testi sono indescrivibili e insopportabili, così come adorabili e pieni di quell’arguzia umoristica che, messo da parte il perbenismo, riesce persino a far riflettere. Poi magari a volte si esagera, come in Hanno le Manine, che forse non ci si rende conto da subito ma parla in tutta allegria di cose per le quali c’è ben poco da stare allegri, e a volte ci si azzecca alla grandissima come in Suicidami, dove se ne escono con una critica ben fondata a Morire dei CCCP: “sarà bellissimo condurvi allo stremo se non produco, non consumo e non crepo”.

È abbastanza fuori di testa ed è ben difficile innamorarsene se non lo si capisce (e di fatica, a capirlo, un po’ se ne fa), ma La Tosse grassa è la prova che la musica può essere portatrice di qualsiasi cosa, senza pregiudizi, senza pretese. Per quello che fa, per come lo fa, eccezzionale.

(Tanto per dire, qui http://www.latossegrassa.net/files/testitg3.txt trovate i testi e tutti gli “ingredienti” presi e mixati per comporre tutti i pezzi dell’album, per i più curiosi)





Gianmaria Tononi, IMPATTO SONORO
www.impattosonoro.it

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